Nato in Palestina, il Cristianesimo fu all'inizio un episodio storico del popolo ebreo, una religione ebraica quindi, ma nuova, professata da ebrei che esprimevano con le stesse melodie dei loro padri i sentimenti di speranza e di gioia per il compiersi delle antiche profezie.
Diffusosi poi in altri paesi, il Cristianesimo raccolse seguaci anche in Oriente ed in Occidente, i quali a loro volta trasferirono nel culto cristiano i simboli, i rituali e i canti delle proprie antiche religioni.
Le Salmodie, gli Alleluja e gli inni delle prime comunità cristiane segnarono quindi il confluire di tradizioni diverse e per quel tempo realizzarono forse l’idea simbolica di un canto universale, che rappresentava la voce di tutte le genti del mondo.
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La salmodia cristiana era di diretta derivazione ebraica e consisteva in un canto basato per lo più sulla ripetizione sillabica e recitativa – accentus – del testo su un’unica nota che, a ogni conclusione di frase, si modulava su un’altra nota generalmente vicina; aveva un ritmo libero, fondato sull’accento delle parole e poteva essere responsoriale cioè con risposta, se il fraseggio veniva alternato tra il sacerdote e il coro dei fedeli, o antifonale se il fraseggio veniva invece alternato fra due cori.
Gli Alleluja, canti di giubilo – jubilationes – si caratterizzavano per i lunghi vocalizzi che Sant’Agostino giustifica così: «...l’uomo prorompe in una specie di voce di esultanza senza parole, sì che egli pare godere della voce stessa, incapace, per troppo gaudio, di spiegare con parole ciò che gode».
Gli inni, nati in Asia Minore, giunsero successivamente in Occidente, anche per merito di Sant’Ambrogio (340-397), vescovo di Milano ed erano vere e proprie melodie – concentus – create su un testo poetico; in esse il ritmo non era più libero come nelle salmodie e negli alleluia, ma veniva scandito sul metro e gli accenti del verso poetico.
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Ben impostato sulle solide fondamenta dell’antica cultura greca, ricco della vitalità espressiva e spirituale della tradizione ebraica, il canto cristiano conobbe, proprio nei periodi oscuri del disordine civile e morale che succedette alla fine dell’Impero Romano di Occidente, il suo momento di massimo splendore.
Il ruolo fondamentale della musica nella liturgia cristana è ancora ben sintetizzato da Sant'Agostino quando disse che "CHI CANTA PREGA DUE VOLTE"